DRONI IN AMBITO FORESTALE
Gli Enti di monitoraggio ambientale, la cui missione è la tutela e la salvaguardia dei territori dall’inquinamento possono trovare nei droni un grande alleato a supporto dei loro programmi.
Esempi di applicazione sono: monitoraggio degli inquinanti e dello stato di salute delle acque superficiali; controllo delle emissioni di gas industriali; censimento e studio della biodiversità terrestre e marina; analisi delle anomalie termiche in suoli ed acqua; classificazione e cartografia dell’utilizzo dei suoli; monitoraggio dello stato della vegetazione terrestre e acquifera; prevenzione, ripristino e calcolo dei danni su aree affette da incendi; individuazione di depositi di rifiuti abusivi o dispersi nell’ambiente; identificazione di coperture in amianto; acquisizione di dati per le Valutazioni di Impatto Ambientale.
In qualità di leader mondiale nella produzione di droni, DJI dispone di numerosi droni professionali ideali per il settore forestale.
I modelli di droni consigliati dono il Matrice 30T, il Matrice 300 RTK, i Mavic 3 Enterprise e Mavic 3 Thermal, il Mavic 3 Multispectral e infine DJI AgrasT30
I payload utilizzati sono H20T e H20N.
I droni DJI, come quelli sopra elencati, hanno funzioni di sicurezza del volo e funzioni di evitamento degli ostacoli migliorate per aumentare la sicurezza durante il dispiegamento alle foreste,, o zone con area di volo limitato.
Grado di protezione IP55 per prestazioni eccezionali in ambienti difficili, compresi quelli umidi
Temperature di funzionamento da -20° C a 50° C
Atterraggio di emergenza a tre eliche, Health Management System, sensori di evitamento ostacoli a sei vie
La trasmissione OcuSync 3 Enterprise
Design leggero integrato e pieghevole
I payload utilizzati sono H20T e H20N.
L’utilizzo di droni per il controllo della fauna permette agli operatori di coprire una grande porzione di terreno in pochissimo tempo, utilizzando inoltre camere termiche si ha la possibilità di monitorare anche di notte le attività della fauna. Utile non solo per effettuare controlli mirati sulla salvaguardi della fauna ma anche per inizializzare dei piani di abbattimento mirati.
In Australia si è attivato un programma di censimento della fauna selvatica attraverso l’impiego dei droni per ottenere dati più precisi. L’esigenza è nata a seguito degli incendi che hanno devastato la nazione nell’estate 2019-2020 in modo da meglio comprenderne l’impatto sugli animali selvatici.
L’utilizzo dei droni a tutela e controllo della flora e della fauna locale è ormai sempre più diffuso.
Il progetto partirà nella zona di Noosa Heads a sud di Brisbane sulla Sunshine Coast del Queensland e inizialmente si occuperà del conteggio dei koala. Il programma prevede voli con droni dotati di sensori ad infrarossi per rilevare eventuali forme di vita che verranno poi identificate da appositi software. Questi ultimi aggiorneranno automaticamente il proprio catalogo man mano che verranno individuate nuove specie.
In questo modo sarà molto più semplice censire la fauna selvatica ottenendo dati più precisi rispetto a quelli ottenuti con il calcolo manuale delle specie.
Diverse organizzazioni, spesso non governative, gestiranno i dati ottenuti dalle analisi dei droni.
Grazie ai droni si riuscirà ad intervenire su aree remote difficilmente raggiungibili in altro modo e sarà possibile ridurre in modo considerevole i tempi per i conteggi. Sarà così possibile comprendere in modo accurato l’impatto di incendi o altri fattori sulla fauna selvatica e l’ecosistema in generale.
Noosa Today Grant Hamilton, uno dei responsabili del progetto, ha dichiarato: “Questo sistema consentirà ai gruppi Landcare, ai gruppi di conservazione, alle organizzazioni che lavorano per la protezione e il monitoraggio delle specie di esaminare vaste aree nelle loro regioni, ovunque in Australia, con l’uso di droni e rilevamento di immagini termiche, e di inviarci i dati dove possiamo elaborarlo”.
Un progetto importante che potrà essere sicuramente di aiuto nella tutela dell’ambiente.
I droni possono fornire una prospettiva panoramica, molto utile per il controllo degli argini dei fiumi, questo per prevenire problematiche legate ai detriti che si accumulano sui fondali e nelle rive dei fiumi, i quali in caso di alzamento del livello dell’acqua creano moltissimi problemi a tutto l’ecosistema che si trova in prossimità delle rive, infatti i letti dei fiumi possono essere dei recipienti per residui di alberi caduti o abbattuti volontariamente, che in caso di inondazione possono danneggiare gravemente strutture come ponti o strutture situate nei margini del fiume.
Grazie ai nuovi sistemi di pianificazione è possibile andare a tracciare il percorso dei fiumi, tramite una funzione molto interessante presente nelle applicazioni DJI Pilot per i mezzi Enterprise, tenendo in anagrafica tutti i dati necessari a comprendere lo stato fisico dei corsi di acqua, in questo modo si potranno fare delle stime sulle disponibilità di acqua, controllare che non vi siano interruzioni nel tratto dovute a detriti accumulate, controllare le zone che in caso di piena del fiume potrebbero creare problemi alle abitazioni vicine, controllo degli inquinanti e controllo delle foci in mare.
Il progetto di Regione Lombardia per monitorare con droni le acque del fiume Olona e Lambro prevede un impegno di 150.000 euro. Si realizzerà anche il censimento degli scarichi lungo questi fiumi, come fu realizzato per il Seveso. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di riuscire a limitare l’inquinamento delle acque con interventi mirati.
Grazie a queste attività sarà possibile realizzare anche una banca dati dello stato di salute delle acque di questi importanti fiumi lombardi in modo da analizzarne la salute nel corso del tempo. Saranno questi dati a permettere la programmazione di interventi volti a migliorare le situazioni più critiche.
Oltre all’aspetto di pura analisi delle condizioni delle acque del fiume Olona e del Lambro, l’impiego dei droni sarà anche utile per prevenire e gestire i rischi idrogeologici. Anche in questo caso, infatti, le analisi ottenute con i droni saranno fondamentali per pianificare azioni preventive ed efficienti.
I droni rivestono quindi anche in questo caso, un ruolo particolarmente strategico. Si tratta infatti di una tecnologia che permette di raccogliere dati precisi ed accurati in tempi brevi e in sicurezza. E’ così fattibile analizzare gli stessi ambienti anche in diversi periodi creando una storia dell’evento studiato decisamente utile per verificarne l’andamento nel tempo. Si potrà così anche monitorare il risultato ottenuto dalle varie misure preventive messe in campo dalle amministrazioni sulle base dei dati ricavati dal monitoraggio con droni sulle acque del fiume Olona e degli altri corsi lombardi esaminati.
Sulla Terra ci sono circa 4 miliardi di ettari di foreste, il polmone verde del Pianeta, che racchiudono il tesoro della biodiversità, e in Europa ricoprono più del 40% del territorio. Ospitano i due terzi delle specie terrestri presenti sul pianeta, un patrimonio inestimabile, che deve essere tutelato come una risorsa primaria.
Attualmente, diversi aspetti delle foreste vengono monitorati tramite sensori wireless che tracciano i movimenti di animali e insetti nelle foreste, monitorando anche la foresta stessa per i cambiamenti di temperatura, umidità e luce, e sono di aiuto anche per rilevare gli incendi boschivi.
L’obiettivo a più lungo termine è quello di utilizzare i droni per creare reti di sensori in grado di raccogliere i dati più significativi riguardanti gli ecosistemi forestali da utilizzare nei progetti di tutela, conservazione e per tracciare biomi difficili da navigare come le foreste pluviali.
In questo ambito i droni possono fornire dati essenziali sotto tanti punti di vista,
-Monitoraggio del vigore del bosco, grazie a controlli periodici e mirati, questi ci permettono di vedere focolai di infezioni o insetti infestanti, che possono in pochissimo tempo uccidere intere parti del bosco.
-Monitoraggio e coordinamento in caso di incendio, si possono monitorare le aree a rischio e studiare dei piani di contenimento, in caso poi di incendio gia avviato si può sfruttare la visione dall’alto del drone per coordinare le azioni di terra, per gli agenti della forestale o guardia parco, permette di dispiegarsi sul campo nel minor tempo possibile e di fornire dati preziosi alle truppe a terra.
-Monitoraggio del disboscamento, negli ultimi anni il disboscamento sta diventando un problema, in quanto le nostre foreste stanno soffrendo un abuso da parte dell’essere umano, il quale spesso e volentieri si spinge oltre i confini definiti per il taglio di alberi, grazie ai droni si può avere una panoramica generale usufruendo poi di tutti i benefici che ne comportano.
Negli ultimi 25 anni sono andati persi oltre un milione di chilometri quadrati di foresta
Ogni anno vengono persi 15 miliardi di alberi a causa di incendi, danni ambientali, atti criminali.
Aumento dei tassi di estinzione del 100% senza una tendenza a diminuire
La pratica di trasmettere semi dagli aerei è stata utilizzata per quasi 80 anni. La prima semina aerea fu eseguita nel 1926, alle Hawaii, per recuperare vaste aree di foresta tropicale bruciata. Durante la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti da soli hanno prodotto quasi 300.000 velivoli che si sono tradotti in un surplus di aeromobili al termine delle ostilità. Alcuni di loro sono stati modificati e utilizzati per la semina aerea, soprattutto nel Isole del Pacifico, che erano state pesantemente bombardate durante la guerra.
Durante gli anni ’50, l’introduzione del trattamento delle sementi con pesticidi aumentò notevolmente lo stabilimento delle piantine, tanto che in 30 anni furono stabiliti più di un milione di ettari di foresta prevalentemente di conifere. A quel tempo, anche Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno avviato programmi di semina aerea e sviluppato protocolli per diversi tipi di foresta. Tuttavia, probabilmente l’impiego più ampio di questa tecnologia è stato in Cina. Tra il 1949 e il 1993, gli aerei sono stati utilizzati per seminare più di 17 milioni di ettari, risultando in 8 milioni di ettari di rimboschimento riuscito. Solo nel 2012, la semina aerea è stata eseguita su 136.400 ha in Cina. L’approccio ha ottenuto risultati impressionanti principalmente attraverso la consegna rapida di grandi quantità di semi su aree grandi e altrimenti inaccessibili.
L’obiettivo principale dei progetti di semina aerea è stato il ripristino di particolari servizi ecosistemici, piuttosto che la ricostruzione di ecosistemi vitali, resistenti e resilienti che riflettano le comunità di riferimento della biodiversità. Pertanto, secondo l’International Primer on Ecological Restoration, tali progetti non possono essere considerati ripristino ecologico. Ad esempio, la semina aerea post-incendio negli Stati Uniti mira a ottenere rapidamente ed efficacemente la copertura vegetale sulle aree bruciate, per limitare l’erosione del suolo su larga scala, le inondazioni e le
sedimentazione, in particolare vicino ai confini tra terre selvagge e urbane. Inoltre, il rapido ristabilimento delle erbe seminate aeree limita l’invasione di erbacce ruderali dannose dopo l’incendio.
44 trilioni di dollari di generazione di valore economico, oltre la metà del PIL totale del mondo è moderatamente o altamente dipendente dalla natura e dai suoi servizi. Proteggere la natura è importante per la maggior parte delle imprese per l’impatto sulle operazioni, le catene di approvvigionamento e i mercati.
Una tecnica nuova è l’utilizzo di droni, piattaforme UAV, nel campo della semina aerea per la riforestazione. Utilizzando la scienza dei dati, i droni, la tecnologia seedball combinata con la scienza ecologica si possono trovare le opzioni ottimali di ripristino dei terreni. Si possono conservare le foreste attuali attraverso una rapida riforestazione dei terreni forestali bruciati, frammentati e degradati.
La tecnica è anche chiamata riforestazione aerea e comporta un drone che lascia cadere migliaia di bombe di semi. Queste bombe di semi sono palle di argilla e terra confezionate con semi all’interno. L’efficace rivestimento dei semi con catalizzatori di crescita sana come terra, sterco di mucca, urina di mucca e compost aumenta il successo della germinazione dei semi.
Una volta che colpiscono il terreno, i semi germogliano e col tempo crescono in una bella e rigogliosa foresta. Questo metodo è particolarmente ecologico perché una varietà di semi può essere impacchettata in una singola palla, permettendo agli scienziati di identificare quali specie tendono naturalmente a crescere in una determinata area senza l’intervento umano.
Per gli ambientalisti, il bombardamento dei semi non è l’unico compito che i droni possono svolgere. I droni possono anche essere impiegati per rintracciare il disboscamento illegale.
Il programma Eyes on the Forest del World Wildlife Fund ha lavorato con gruppi locali sull’isola di Sumatra in Indonesia, che ha uno dei più alti tassi di deforestazione del mondo, per affrontare la coltivazione illegale di olio di palma e di cellulosa in piccoli appezzamenti.
La raccolta di informazioni può essere insidiosa per la gente del posto. “Il loro lavoro è davvero pericoloso. In molti casi sono contro la mafia delle foreste”, dice il direttore senior del WWF Jan Vertefeuille. Le aree sono remote e l’imaging satellitare può essere ostacolato dalla copertura nuvolosa. I droni possono aggirare queste sfide.
“I droni sono stati un enorme passo avanti nel loro lavoro”, dice Vertefeuille. Gli attivisti locali hanno modificato i droni per lavorare particolarmente bene nella giungla e con l’uso di stampanti 3D possono fare riparazioni sul campo, il tutto senza rischiare la vita.
La sola caduta dei semi ha avuto scarso successo, quindi si usa un metodo popolare per racchiudere i semi in una palla di materia organica per aiutarli a germogliare e stabilirsi, noto come bomba di semi. I semi vengono mescolati con acqua, argilla e composto e compressi in una piccola forma a sfera. Ognuno pesa circa due grammi, ha le dimensioni di un lecca-lecca e contiene da cinque a sei diversi semi autoctoni raccolti nell’area. Dieci voli con i droni potrebbero distribuire 50.000 piccoli pacchi in appena mezz’ora, che per ettaro saremmo meno di 1000 dollari in un’operazione commerciale, ciò rispetto ai costi da circa 10.000 a 20.000 dollari per ettaro piantando a mano.
I droni realizzano compiti di imboschimento (piantagione) molto più rapidamente rispetto agli umani.
Si possono piantare più varietà di alberi, selezionati in base alla loro origine, mettendo fine alle piantagioni a monocoltura.
Rivestire i semi con catalizzatori di crescita sani come terra, composti organici e altri nutrienti aumenta il successo della germinazione dei semi.
Terreni di difficile accesso come le regioni collinari, aree forestali moderate possono essere raggiunte e ripiantate con facilità. Inoltre, i semi possono essere distribuiti al momento giusto.
Le bombe di semi sono progettate per rimboschire aree più grandi utilizzando droni che espellono automaticamente pacchetti di semi autogerminanti.
In questo modo, il rimboschimento di aree bruciate, tagliate o distrutte difficili da raggiungere viene effettuato in modo efficiente.
I semi utilizzati nelle bustine autogerminanti costituite da una miscela di diverse proporzioni di argilla, sabbia e substrato, provengono esclusivamente da specie arboree autoctone specifiche dell’area da rimboschire.
Nelle bombe di semi, oltre al seme primario dell’albero, ci sono anche semi di specie vegetali di accompagnamento. Vale a dire, non è sufficiente piantare un certo numero di grandi alberi per un rimboschimento di successo. Inoltre, una grande quantità di CO2 viene assorbita non solo dagli alberi ma anche in altre parti di un ecosistema sano (suolo, erba, arbusti e altri esseri viventi).
I metodi tradizionali di andare in giro e piantare una piantina ogni metro quadrato sono ottimi ma sono lenti, e con un paesaggio con terreno piuttosto ripido fa preferire il metodo dall’aria che migliora la velocità, migliora l’efficienza e riduce i costi.
La sola caduta dei semi ha avuto scarso successo, quindi si usa un metodo popolare per racchiudere i semi in una palla di materia organica per aiutarli a germogliare e stabilirsi, noto come bomba di semi.
I semi vengono mescolati con acqua, argilla e composto e compressi in una piccola forma a sfera.
Ognuno pesa circa due grammi, ha le dimensioni di un lecca-lecca e contiene da cinque a sei diversi semi autoctoni raccolti nell’area.
Dieci voli con i droni potrebbero distribuire 50.000 piccoli pacchi in appena mezz’ora, che per ettaro saremmo meno di 1000 dollari in un’operazione commerciale, ciò rispetto ai costi da circa 10.000 a 20.000 dollari per ettaro piantando a mano.
Le condizioni del suolo, al momento della semina, giocano un ruolo critico nel determinare il successo del ripristino a base di semi. La terra arida non fornisce la protezione delle aree vegetate. Pertanto, è più probabile che i semi siano esposti a condizioni climatiche estreme.
Se trasmessi su terreno non preparato, i semi potrebbero essere spostati dal deflusso dell’acqua e dal vento. L’assenza di protezione fisica, che potrebbe essere fornita dall’interramento, espone i semi a luce solare intensa, freddo o calore estremo e essiccazione, tutti fattori che possono ridurre gravemente la vitalità.
Inoltre, i semi lanciati potrebbero essere più esposti alla predazione da parte di insetti, roditori e uccelli. D’altra parte, se seminati su una fitta vegetazione, i semi potrebbero rimanere intrappolati nella chioma e non riuscire a penetrare nella superficie del suolo. Se germinazione avviene, in tali circostanze, la competizione per le risorse con piante già presenti ne ridurrà la sopravvivenza e la crescita.
Recentemente gli UAV sono diventati più accessibili, affidabili e convenienti, offrendo la possibilità di impiegare droni per la semina aerea. Con le tecnologie attuali, i problemi principali sono le dimensioni limitate del carico utile e i tempi di volo. L’uso di palloni ad elio senza pilota o ad aria calda potrebbe rappresentare una soluzione a questi problemi, ma i costi elevati, il controllo e la manovrabilità problematici e l’impossibilità di volare sotto le tettoie forestali ne limitano notevolmente l’uso.
Vari meccanismi di rilascio sono stati discussi e alcune soluzioni pratiche si sono dimostrate utilizzando il “bombardamento di dardi” con droni. I due sistemi proposti, si basano soprattutto sulla gravità o sulla propulsione ad aria compressa.
Il vantaggio di “sparare” semi o bombe di semi nel terreno con pistole ad aria compressa permette una maggiore precisione di semina, rispetto ai sistemi basati sulla gravità, ma il lato negativo è che una pistola aggiunge peso al carico utile e consuma la carica della batteria, che altrimenti potrebbe essere utilizzata per sollevare più semi o consentire tempi di volo più lunghi.
In alternativa, un sistema di distribuzione dei semi a propulsione potrebbe consentire ai droni di atterrare in un punto designato per la semina e iniettare semi nel terreno alla profondità desiderata, per la massima precisione. L’interramento dei semi riduce sia la predazione che l’essiccamento dei semi.
Flash Forest è la prima e più grande azienda canadese di riforestazione tramite droni che utilizza l’hardware UAV, il software di mappatura aerea, l’automazione e la tecnologia dei semi biologici per riforestare il pianeta a un ritmo rapido.
L’industria del legname ha progettato e padroneggiato tecnologie di raccolta efficienti, capaci di un rapido disboscamento con il minimo coinvolgimento umano. La piantagione di alberi, d’altra parte, funziona ancora con sacchi e pale. Noi possiamo cambiare questa situazione. Possiamo mirare a piantare fino a 10 volte il tasso normale e a una frazione del costo delle tecniche tradizionali di piantagione di alberi. Con l’ingegneria dei droni, è possibile arrivare a nuovi livelli di accuratezza, precisione e velocità nell’industria del rimboschimento.
Flash Forest è un’azienda canadese con un obiettivo chiaro: piantare più di 1 miliardo di alberi entro il 2028 per guarire i polmoni del nostro pianeta. Ma non si fermiamo li. Gli attuali tassi di deforestazione in tutto il mondo sono insostenibili (solo circa il 15% delle foreste originali del mondo rimangono intatte). Tecniche di riforestazione efficienti e di qualità sono essenziali per trovare rapidamente soluzioni alla nostra crisi ecologica globale.
Con la biodiversità come uno dei pilastri principali dei principi di piantagione di Flash Forest, l’uso di più specie in ogni sito sarà un passo cruciale nella minimizzazione del rischio che incendi e malattie spazzino via intere foreste.
La semina aerea combinata con il miglioramento dei semi è stata utilizzata raramente per il ripristino delle foreste. I droni potrebbero sostituire fattibilmente gli aerei pilotati per aumentare il rapporto costo-efficacia della rivegetazione, in particolare su siti inaccessibili.
Le tecnologie di semina aerea, come le freccette, sono già state sviluppate e potrebbero essere adottate e personalizzate per il dispiegamento basato su droni. SET (SEED-ENABLEMENT TECHNOLOGIES) potrebbe anche fornire un grande impulso al ripristino automatizzato delle foreste, in particolare il rivestimento dei semi e la pellettatura che massimizza la germinazione dei semi e le prestazioni delle piantine.
In letteratura è descritta un’ampia varietà di deterrenti predatori, protettivi, nutrienti e stimolanti della germinazione, inclusi diversi composti organici a basso costo, disponibili localmente.
L’uso futuro dell’abilitazione delle sementi e delle tecnologie basate sui droni si baserà sullo sviluppo di combinazioni di attrezzature per la semina, dispositivi di consegna dei semi, matrici di crescita e materiali di rivestimento che vengono testati in condizioni di campo.
In definitiva, i progressi nella semina automatizzata richiederanno un approccio multidisciplinare e potrebbero fare affidamento su progressi tecnologici che forniranno soluzioni non ancora disponibili se la semina di ripristino deve passare dall’età della pietra all’età dei droni.